sabato 10 dicembre 2016

Ho finito ora di pensarti.
Ho pensato e scritto.
Ho scritto e poi sorriso.
Ho sorriso ai nostri ricordi,quasi una piccola fiaba.
C’era una volta, si ma non una volta, diverse volte in cui lui veniva a casa mia.
Quel pomeriggio di primavera, ma c’era tanto freddo ancora e neve sulle colline intorno, venisti a me vestito del tuo sorriso più dolce, del tuo sguardo più intenso.
Era un martedì, un qualsiasi martedì, di un mese che non ricordo e di un anno che fu…
Ancora con l’abito del mattino, scarpe impolverate dal viottolo stretto percorso di fretta, capelli scarmigliati dalla tramontana, viso arrossato da un goccio di grappa, entrasti in casa portandomi il profumo del freddo.
Davanti ad un punch bollente al rhum parlammo seduti al  tavolino giapponese che mi avevi regalato. Il tuo volto appoggiato alla mano sinistra mentre con la destra prendi la tazza e poi la pipa.
Io ti guardavo con aria sognante, il viso nascosto quasi dal mio braccio, mi dicesti “ cosa cerchi con i tuoi occhi luccicosi di bimba”?
Già, luccicosi, mi piaceva questa frase, la dicevi ogni volta che io cercavo di bucare con il mio sguardo la tua corazza di uomo.
Quel giorno feci di tutto per riuscirci, per bucare la tua corazza…
Ti guardavo camminare, muoverti nella stanza, e mentre io cercavo di trasmetterti i miei pensieri tu mi parlavi dei tuoi viaggi, dei tuoi amici.
Io ti parlavo (ma solo col pensiero) dei miei abbracci di notte, di baci dati di nascosto alla tua foto, di lacrime sul cuscino, intanto tu continuavi a dirmi dei tuoi marinai, delle tante meraviglie del mondo.
- La prossima volta ti porto con me –
- Sì, certo, la prossima volta vengo con te -
Questa frase segnava la fine del nostro incontro fino alla volta successiva, quando ancora avrei provato a forare la tua corazza solo con due occhi “luccicosi”.
Un giorno non tornasti più.
Giunse la tua lettera che mi disse del tuo matrimonio con Helène e del tuo rimanere a Singapore.
Io ti risposi, mentendo anche a me stessa, “sono molto felice per te, che l’amore ti sorrida per sempre” mentre dai miei occhi cadevano poche lacrime in un punch al rum.
Tanti anni sono trascorsi da quella lettera, anni passati tra il mio amato lavoro d’insegnante e le tue cartoline.
Cartoline da ogni paese che visitavi, notizie di curiosità che potevano servirmi per il mio lavoro, fotografie strane di posti lontani. Ora che ci penso io sono stata davvero con te in quei viaggi, anche se solo con la fantasia. Ogni fine anno, al mio compleanno, una cartolina raffigurante una rosa rossa mi diceva :”auguri agli occhi più luccicosi che abbia mai conosciuto”
Sono trascorsi tanti anni sempre insieme uniti da cartoline colorate.
Oggi anche è un martedì, siamo a fine dicembre, compirò sessant’anni e andrò in pensione mentre tu ne compirai settanta e – forse - ti fermerai.
Sulle colline c’è neve e tra poco verrai da me.
Mi hai scritto: ”arriverò all’ora del punch per parlare ancora con te, con chi ha sempre saputo capirmi anche da lontano, con te che ho sempre amato come e più di una sorella. Gli anni sono andati via come un volo di rondini, Helène ha fatto il suo ultimo viaggio ed è ora che anche io mi fermi. Torno per riposare i miei ultimi anni guardando ancora i tuoi occhi luccicosi. Lo vuoi?”
Ti ho risposto: ” torna, festeggeremo insieme i nostri anni e ti dirò per la prima volta dei miei pensieri nascosti dietro i miei occhi”
Una cartolina con l’ultima rosa rossa mi ha detto:
- …conosco i tuoi pensieri, li ho sempre conosciuti…

mercoledì 17 settembre 2014





Come la neve
silenziosa appari
leggera e intensa ti sento
mentre cali lo scuro sipario
 quasi che tu possa allontanare
da me i mali del mondo


E resto incantata a guardarti
e penso a quanto io t’ami.
Si, come neve mi avvolgi
portandomi un tempo lontano
di gioie e amore.


Tu
- mia sera -
lieve come un fiocco di neve



prima pagina



Tace la strada sotto i miei passi
- bisbiglia il silenzio -
 e il murmure del fiume  m’accompagna
Sfoglio il libro della mia vita
sulla prima pagina
- un po’ sbiadita -

c’è scritto: dedicata a te

domenica 10 novembre 2013

nostalgia tris





Intenso desiderio di tuffarsi
in un vortice di ricordi
per approdare all'isola del passato
dove sentirsi naufrago
nella propria terra

***
C'erano sapori d'inverno :
dentro me
tremano luci colorate
- oh stagione di dolci rifugi -
quando la voce del vento 
era la mia canzone
ed un mescolarsi lento
di mani e attese
e fitte al cuore.

Oggi un battito lieve 
un molle giorno distratto:
non so dimenticare....

****

Passo lento
occhi socchiusi
bicchiere vuoto.
L'eco
lontana
di un treno...







I sapori antichi del ricordo...



E in quel rosso delirio
mi persi
follia mi prese
notte senza stelle mi avvolse…
*
Tramontato il sole
nel buio si accendono
uno dietro l'altro
i ricordi come stelle
* *
Esiste un momento
in cui la parola si consuma
ed il silenzio incomincia
a raccontare.
E' sera
* * *

Desiderio è
il tuo viso
ma
scolorisce
sempre più
la tua foto
tra le mie carte
* * * *

venerdì 15 febbraio 2013

the big Trilussa


L'incontro de li sovrani

Bandiere e banderole,
penne e pennacchi ar vento,
un luccichìo d'argento
de bajonette ar sole,
e in mezzo a le fanfare
spara er cannone e pare
che t'arimbombi dentro.
Ched'è? chi se festeggia?
È un Re che, in mezzo ar mare,
su la fregata reggia
riceve un antro Re.
Ecco che se l'abbraccica,
ecco che lo sbaciucchia;
zitto, ché adesso parleno...
-Stai bene? - Grazzie. E te?
e la Reggina? - Allatta.
- E er Principino? - Succhia.
- E er popolo? - Se gratta.
- E er resto? - Va da sé...
- Benissimo! - Benone!
La Patria sta stranquilla;
annamo a colazzione... -

E er popolo lontano,
rimasto su la riva,
magna le nocchie e strilla:
- Evviva, evviva, evviva... -
E guarda la fregata
sur mare che sfavilla.

Er compagno scompagno

Un Gatto, che faceva er socialista
solo a lo scopo d'arivà in un posto,
se stava lavoranno1 un pollo arosto
ne la cucina d'un capitalista.

Quanno da un finestrino su per aria
s'affacciò un antro Gatto: - Amico mio,
pensa - je disse - che ce so' pur'io
ch'appartengo a la classe proletaria!

Io che conosco bene l'idee tue
so' certo che quer pollo che te magni,
se vengo giù, sarà diviso in due:
mezzo a te, mezzo a me... Semo compagni!

- No, no: - rispose er Gatto senza core
io nun divido gnente co' nessuno:
fo er socialista quanno sto a diggiuno,
ma quanno magno so' conservatore!

mercoledì 13 febbraio 2013

mare d'inverno




Dal tramonto bagnata,
l'ultima barca sul fianco
riposa, spogliata
di vele e sartìe.

Lentamente la sabbia
sfiorando la chiglia
dialoga mesta
col soffio del mare.

Rotola sulla battigia
un' ombrellone smarrito
e par si lamenti
del sole perduto.

Mille le orme lasciate
raccontano storie infinite
prima che in dune
il vento per sempre le muti.

Parole d'una stagione
morente trascritte
sulle foglie ingiallite
del tempo che va.


martedì 12 febbraio 2013

il gatto (di Full)





  Il gatto
 
 
Λ ,,,,,,, Λ
Mendico amore
agli angoli della notte
Pochi baci, poche ore
nell’una o l’altra alcova
sin che bussa il sonno
agli occhi di amanti
ormai paghe
che mi fanno
uscire di soppiatto
così come, di notte,
si mette fuori il gatto.
A vagar per cupe strade
di lontane ignote contrade
cercando nel buio la via
che porta al mio tetto
solitario di là del bosco.
Frugando fra le stelle del cielo,
una piccina che ben conosco,
perduta con me nella volta nera.
Cercando nel giubbotto di pelo
un residuo calore di letto,
di donna, di baci, forse affetto.
La rapina…         …d’una sera.

mercoledì 30 gennaio 2013

passeggiata al lago...





Incastonato
tra morbide colline
zaffiro d’acqua,
stamani il lago
si fa specchio
Riflette il silenzio
in silenzio…

Orfana
di venti marini
e di schizzi d’onde
lascio galleggiare
i pensieri

Afferro
la calma
che si diffonde
e ne faccio una sciarpa
leggera e calda
per avvolgere me stessa

Accumulo dolcezze
aspettando un’altra giornata….


sabato 26 gennaio 2013

Dimenticare....come si può?






Occhi sbarrati
asciugati
arsi
- ormai –
 da  terrore continuo
Piccoli fagotti camminano
come in un brutto film muto :
piccole mani aggrappate a  mani di madri
 abbandonate
- ormai –
su grembi vuoti
oppure a fili di spine che nemmeno pungono più
 
 
E la morte fu  salvezza di molti


mercoledì 23 gennaio 2013

Silloge " l'occhio del silenzio" 1

Questa silloge si snoda tra l’ispirazione tratta dalla storia vera di un’amica e i quadri delle immagini inserite nei post, quadri di autori famosi del ‘900 tranne l’ultimo che è un quadro di C.Friedrich del 1800.
Una storia resa in poche parole di una donna che amava particolarmente la pittura e che spesso andava a mostre e gallerie e che credeva di aver trovato lì anche l’amore. Ecco come è nato l’abbinamento quadro-parole. 
Il primo quadro dà il titolo alla silloge. 
Trattasi del quadro di   Max Ernst “l’occhio del silenzio”





Ed io taccio ora
nulla più da dire.

Tempo ci fu  di tante parole
e piccole e profonde gioie
di quelle che ti fanno dire
bella la vita…
dolce la vita…

Guardo l’occhio del silenzio
che mi prende come fosse
occhio del ciclone
ed io taccio ora
attendo pazientemente
di venire da te

2° testo della silloge " l'occhio del silenzio"




e pensandoti
e guardandoti  ragionavo
e giocavo col bicchiere tra le dita
e guardavo le piccole onde di cognac.

Se c’è un motivo per tutto
che motivo c’era perché avessi incontrato
sulla mia strada in salita
proprio te...



e così ,via le catene dai miei sogni
dopo tanto
e così, nuova capacità di abbracciare
con un solo sguardo
il mondo intero.

Anche la cenere gioisce
per un solo attimo
se nasce la scintilla!

3° testo della silloge " l'occhio del silenzio "














ora non mi sento più la stessa!

Ecco la verità
ti guardo ed una gioia piccola
nelle tue iridi che trasparenti si tuffano nelle mie!

Ecco la verità
i tuoi occhi giustificano la mia mano nuda e affamata
che non ha mai chiesto elemosina a nessuno

Ecco la verità
rimescolio di colpe nella mia mente.

Mai confesserò i miei peccati a lui

4° testo della silloge “l’occhio del silenzio”


      

Tra le righe  e i colori del libro della mia vita
leggo colori forti e luminosi e illuminanti
che tanto ti  colpirono

Chiudo gli occhi
ho conosciuto tanti
nessuno come te

Nascondo lo sconvolgimento in me
nei problemi dell’ordinario

5° testo della silloge " l'occhio del silenzio"



Sei bellissima…mi dicesti

due dita a sollevare pochi capelli
due mani al mio viso e poi
io  pronta a tutto

Guardavo i suoi occhi
e mi perdevo come in un sogno
e non volevo svegliarmi.

Questo sogno come una panacea
nutriva semplicemente la mia vita.


La tua innocenza…
unica arma da cui non sono mai stata pronta
a difendermi….